25 febbraio 2008

Harlem, una fotografia del 1958

Guardo la foto di Art Kane (interessante l’articolo di Gino Castaldo su Repubblica.it). Che dolce malinconia!

Da condividere sicuramente con chi ama la musica jazz.

E’ una foto di gruppo che risale esattamente a cinquant’anni fa e, ad essere sincero, non riesco a riconoscere nessuno dei musicisti in posa e comunque questo dettaglio ha poca importanza. Là fuori è Harlem e i bambini seduti sul ciglio del marciapiede incorniciano il gruppo dei musicisti e avvolgono di allegria il loro stupore.

Rifletto su questa peculiarità della musica: la necessità di suonarla in compagnia. Ogni musicista ha bisogno di un altro musicista oltre che dell’ascoltatore. E così, questo trio di vertici finisce sempre per racchiudere una superficie emozionale, mai una semplice linea come quando un artista agisce in solitario di fronte al suo spettatore.

E il musicista jazz è sfortunato perché il suo valore è anche la sua dannazione. Il fatto di suonare musica improvvisata, lo avvicina all’oralità, più che alla scrittura e così, per coltivare la sua memoria, è costretto a dipendere in misura maggiore di altre musiche dai supporti tecnologici. E questi gli richiedono l’obbligo del professionismo, la forca delle leggi di mercato e la tirannìa delle tecnologie. Per questo motivo, noi che amiamo il jazz siamo preoccupati della crisi dei supporti e l’avvento del download libero che mette a repentaglio la memoria storica e l’identità musicale afroamericana, il più bel regalo che il secolo passato ha fatto all’umanità. Che poi è un paradosso: il grande dolore della schiavitù e la grande gioia della musica legati indissolubilmente.

Qui ci si può divertire a scoprire le identità dei musicisti fotografati.

Letture
Ashley Khan, The house that Trane Built, Il Saggiatore
Ashley Khan, A Love Supreme. Storia del capolavoro di John Coltrane, Il Saggiatore
Ashley Khan, Kind of Blue, Il Saggiatore

Immagine
Foto di Art Kane, 1958

Musica
Qualunque disco di jazz pubblicato tra il 1956 e il 1960

5 commenti:

Melina2811 ha detto...

Molto interessante questo blog, ciao e buona giornata da Maria

Anonimo ha detto...

ch bella questa foto rodolfo! anche se del folto gruppo, di quei nomi mi sono noti solo quelli all'estrema destra :-(
sai non so se questo sfilacciamento sia dovuto soltanto alla motivazioni che tu dai, anche se parlo di un mondo che ascolto ma che non vivo dall'interno. io guardo questa foto, vedo le facce e penso ad una spinta corale che coinvolgeva un po' tutte le arti ma senza discostarsi dal mondo reale, spinta che forse ora non c'è più. Guardando altre foto di Kane ce n'é una di Armstrong e nella didascalia Kane dice che nel fare quello scatto aveva chiesto a Luis di mettere in dentro le labbra perché voleva che venisse fuori l'uomo e non l'immagine creata dalla musica, dal bussness.
credo che ora ci sia questo scollamento,manca questa coralità pura a mantenere vivida e necessaria la memoria.
scusa la lungaggine.
ciao
lisa

Anonimo ha detto...

sempre interessanti i tuoi articoli e sempre pronti a darmi spunti di riflessione. Credo tu abbia ragione. Il jazz, nato e sviluppatosi in un certo contesto, risente del cambiamento del contesto stesso.
Credo che funzioni anche con altri tipi di arte.
Facevo una considerazione simile riguardo i graffiti (quelli veri, non gli scarabocchi sui muri). Adoro quel tipo di espressione, io stessa per un po' l'ho praticata. Nata come forma creativa che si ribella agli schemi, quando si è tentato di incanalarla, fornendo supporti murali cittadini dai vari comuni, ha perso la sua spontaneità e spinta.
Resta il talento di chi crea ma il messaggio che portava con sè si sta perdendo.

Tay

ps. mi mancava questa panchina :)

Rodolfo Marotta ha detto...

Quegli anni, lisa, sono stati come un big bang. Come se la materia fosse implosa su sè stessa, in quel decennio che va dal 1957 al 1967, per poi espandersi in tutto il mondo. E noi, oggi, vediamo l'effetto di questa continua espansione. Quelli della foto, ed altri che mancano (c'erano, da qualche parte, Duke Ellington, john Coltrane, Miles Davis. Chissà dov'erano quel mattino...)fecero implodere su loro e sulla città un'immensa energia ma la successiva dilatazione fu inevitabile e forse necessaria. Mi chiedo continuamente cosa sia realmente successo in quei giorni e ho messo su un blog solo per riflettere su questo.
Ciao, Lisa, grazie per le riflessioni importanti che mi regali. Un bacio

Rodolfo Marotta ha detto...

Susina! Che bella sorpresa. Mi vergogno d'aver abbandonato la vecchia piattaforma in modo così brusco lasciandomi dietro pezzi importanti, come te. Ero un po' scoglionato (se mi si perdona il termine)in quel periodo e mi sono dato alla fuga vigliacca. poi ho recuperato Orizzonti e ora te. Sono contento. Non ho più altri da recuperare.
Anche la storia del contesto storico e sociale c'entra e spesso l'energia è figlia dei contesti e purtroppo è sempre legata a fasi irripetibili. Tutto si trasforma e noi abbiamo sufficiente speranza per aspettarci sempre qualcosa di grandioso dal fututo .
Non ti sapevo writer, donna inaspettata.
A presto.
A presto.