01 marzo 2008

Il male

La vicenda di Gravina di Puglia, dolorosa, angosciante fino allo strazio.

Ho vissuto la mia infanzia sul filo del disastro. Ho camminato sul ciglio di strapiombi infiniti, esplorato grotte sconosciute, attraversato al guado torrenti pericolosi, tuffato da scogliere impervie. E non avevo che pochi anni, sei, sette, forse. Eppure son rimasto vivo. La fortuna mi ha accompagnato in tutti questi tragitti simbolici alla scoperta di me così come qualcuno dei miei amici in questo percorso, viceversa, ha lasciato la sua vita (non il mio ricordo).

Ma Gravina di Puglia ci ricorda quanto, stupidamente, cerchiamo il male sempre lontano, oltre, al di fuori di noi, quel male che è lì, vicino e ci accompagna come un tranquillo fidanzato. Incapaci di guardarci dentro, restii a scrutare il ventre degli uomini e delle città, volgiamo lo sguardo verso orizzonti lontani non per trovarlo, finalmente, il male, ma per esorcizzarlo, allontanare l’idea di esso. Così, i bambini di Gravina, cercati per mari e monti, inseguendo piste e ipotesi impossibili, erano lì, a due passi.

Così come l’orco delle favole, atteso sempre nell’altro, spunta improvviso dal nostro incavo profondo. Per ghermirci.




Fotografie:
1-Nadar, Sarah Bernhardt 1865
2- Jacques Henry Lartigue, Bois de Boulogne 1911
3-Dorothea Lange, Raccoglitore di cotone 1940
4-Henry Cartier Bresson, Jean Paul Satre 1946


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, Sartre....
"Il male è il prodotto dell'abilità degli uomini di rendere astratto ciò che è concreto"....giusto?
Ciao carissimo. Sto traslocando anch'io da bloggers.
http://lavocedelsilenzio.wordpress.com
Te lo do in anteprima, la mia grafica nonchè editor non ha ancora finito di sistemarmi il blog, è ancora un pò spoglio, come tute le case nuove...ma per gli amici ci sono dei cuscini per terra e le bottiglie in frigo... ;-)
(p.s. il commento nel post precedente non è passato inosservato. grazie.)
Un abbraccio
Orizzonti

Anonimo ha detto...

P.P.S.S. Cristina Donà mi piace un sacco. Ma è quasi superfluo dirlo....sotto l'apparenza siamo animali in qualche modo differenti, destinati a condividersi.

Rodolfo Marotta ha detto...

Ciao, Daniela.
Ho cominciato ad esplorare il tuo nuovo blog. Devo dire che l'head è bellissimo, col logo della nuotatrice.
Baci.
A presto

Anonimo ha detto...

I meriti vanno riconosciuti.
La head è opera di Tay :-)
Daniela

Anonimo ha detto...

imbarazzante intervenire in un post come questo dopo aver ricevuto dei complimenti.

comunque...
tempo fa ricordo che avevi postato qualcosa che portava alla stessa riflessione. era un brano, credo tratto da un libro, in cui il protagonista era "uno tra tanti" che così di punto in bianco commetteva una violenza su una donna. ricordo anche che non era stato ben accolto da qualcuno, per l'associazione tra la banalità dell'uomo qualunque e la realtà del mostro latente in ognuno di noi. purtroppo dobbiamo ammettere che esiste. fare finta non serve a risolvere il problema, semmai lo accentua. siamo così bloccati da mille tabù,regole, divieti, e impigionati da mille più condizionamenti che talvolta, troppo spesso, dimentichiamo di essere solo esseri umani e per questo non perfetti, anzi.
le zone d'ombra ricacciate a forza nell'inconscio per la paura o la vergogna, prima o poi trovano il modo di manifestarsi. nevrosi, psicosi, raptus... se si riuscisse a tirarle fuori un po' per volta, se si potesse affrontare l'argomento con meno enfasi, se la stampa non creasse mostri e si limitasse a raccontare storie, a spiegarle davvero, se invece di provare rabbia e sdegno sul momento per poi dimenticarsi di tutto ci si soffermasse a riflettere sui perchè si arriva a tanto... beh, allora forse qualcosa potrebbe cambiare. magari sono un po' troppo idealista ma così come ci sono le zone d'ombra so che nell'uomo ci sono anche quelle di luce.
ah, il panegirico era per dire che condivido la riflessione...

Rodolfo Marotta ha detto...

Tayla,
vado più in là, fino a non riuscire nemmeno a individuare la linea che divide il male dal bene (ammesso che esista, una linea divisoria) e spesso siamo proprio noi stessi i primi a restare sorpresi da certi comportamenti che non penseremmo mai possano toccarci.