05 luglio 2007

Appunti salentini


Ah Donna Lucia, che mi offre oggi?

Don Ginu miu, beddhra te lu core, ete.

Tene l’ecchi comu doi ulìe,

te Giurdignanu ene, fijia te ellani,

china te carne e sana comu ‘nu pisce.

Sidici anni, Don Ginu, sidici anni,

frisca frisca ete!

La mia fu città-chiesa che osò sfidare il potere della Roma papalina riempiendosi di cattedrali ed elevando il barocco a simbolo del suo potere. Arrivò a contare, su una popolazione di cinquantamila persone, ben trentamila ecclesiastici.

L’antico bordello di un tempo, su via Palmieri, di fronte alla piazzetta Panzera, conserva ancora oggi, sulla finestra che guarda sottecchi in direzione della Piazza Duomo, il beffardo cimelio di una grata che richiama l’antico uso dell’edificio che con un occhio guarda l’imponente Duomo e con l’altro la chiesa di Santa Irene.

Fotografie:
1-La finestra della ex casa di tolleranza dall'inconfondibile simbolo fallico
2-La collocazione topografica dello stesso, in posizione strategica.

Letture:
Quoquo, la gola come ipertesto, Titti Pece, Edizioni Moscara Associati

4 commenti:

Anonimo ha detto...

...credo sarà la prima cosa che andrò a verificare. Straordinariamente sempre passata inosservata...quella grata lì!
Tutto bene il resto laggiù?
bentornato....
Gabriella

Rodolfo Marotta ha detto...

Beh, no...inosservata non direi. La conosce tutta Lecce.
Per il resto, tutto bene, grazie.

Anonimo ha detto...

....infatti io non vivo a Lecce..."straordinariamente sempre passata inosservata da me"... così è più chiaro forse!
Gabriella

Rodolfo Marotta ha detto...

Si. Direi che ora ci siamo. ;-)