21 marzo 2008

Bolzaneto

Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così
Che abbiamo noi che abbiamo visto Genova

[Paolo Conte]

Ho già parlato di un libro di Simona Orlando, Carlo Giuliani. Anche se voi vi credete assolti, edito da Aliberti, che rientra prepotentemente nella sfera dell’interesse mediatico in seguito alla concreta possibilità di reati inadeguati e pene scandalosamente miti agli autori delle torture perpetrate nella caserma di Bolzaneto. Ho reso consultabili brani di quel libro sperando che la Orlando, semmai si trovasse a leggere queste righe, non me ne voglia.

Le azioni premeditate dei carabinieri in Piazza Alimonda e dintorni, le torture di Bolzaneto, la vigliacca azione intimidatoria della scuola Diaz sono ascrivibili a un clima politico purtroppo non inedito nella storia repubblicana, segnato dall’inquietante componente fascista all’interno del governo che nel 2001 si chiamava Fini come nel 1960 si chiamava Almirante e il ricordo corre ai gravissimi fatti di Reggio Emilia.

Il reato di tortura in Italia non c'è, non esiste. Non si è ritenuto, nel corso degli ultimi decenni, di adeguare il nostro codice al diritto internazionale dei diritti umani, alla Convenzione dell'Onu contro la tortura, ratificata dal nostro Paese nel 1988. Esistono, in sua sostituzione, reati inadeguati come l’abuso d’ufficio o la violenza privata, reati punibili con condanne risibili e prescrivibili. Credo che nell’ambito della Comunità Europea l’Italia sia rimasta l’unica nazione con questo tipo di dispositivo legislativo, se si può andare fieri…

L’elenco delle persone che hanno subito tortura a Bolzaneto comprende ottantadue nominativi.


E vorrei parlare, anche se sembrerebbe poco attinente, di Lucia Marchitto, una scrittrice (e so che questo termine, inteso nella sua essenza di artigianalità ed esigenza fisica potente, le piace) di impegno civile e di memoria storica, una scrittrice di lotta. Ha lavorato, con la sua scrittura, su una delle pagine di terrorismo più buie della nostra storia repubblicana, la strage di Piazza della Loggia, Brescia, facendo nascere pagine di sanguinante tensione emotiva e sarebbe bello che quei testi li pubblicasse sul blog affinchè tutti possano imparare.

Ci vorrebbe una Lucia anche per Genova.

Genova per noi
È un’idea come un’altra

[Paolo Conte]


Leggere
Simona Orlando, Carlo Giuliani. Anche se voi vi credete assolti, Aliberti

Immagini
1-Tano D’Amico
2- Tano D’Amico
3- Tano D’Amico


7 commenti:

Anonimo ha detto...

mio caro...è sempre un piacere.
Dalla terra del salento...un abbraccio
Iry

Anonimo ha detto...

veramente sul mio blog ho messo in varie occasioni alcuni monologhi, cerco di promuoverli come posso, questa primavera al mio paese farò una proiezione tramite DVD della piéce teatrale. Mi piacerebbe raccogliere le testimonianze di Genova ma è una cosa impossibile per svariati motivi.
Comunque ti ringrazio per averli citati. Ciao Lucia

Rodolfo Marotta ha detto...

Irene
Come stai? Ho visto che hai traslocato, ora devo scoprire il motivo.

Lucia
In quello che hai scritto su Brescia c'è lo stesso attonito stupore e incredulità di Genova perchè queste cose hanno in comune la medesima impossibilità di spiegarle sia razionalmente che emotivamente.
Ciao

Anonimo ha detto...

tutto bene caro Rodolfo...
ho traslocato per inaffidabilità della Bloggers drops che un giorno non funziava a l'altro pure... :)
ahh queste tecnologia è troooppo umana! :P
ti aspetto ;)

Anonimo ha detto...

sullo stupore e sull'incredulità è chiaro che sono d'accordo, ma dietro i monologhi c'è la testimonianza, per scrivere di Bolzaneto dovrei contattare persone che erano lì, dovrei trovare/contattare i testimoni. Questa è una delle cose difficili cui mi riferivo. Ciao Lucia

Rodolfo Marotta ha detto...

Lucia
Non so se hai cliccato sul link relativo al file che riporta i nomi di tutte le 82 persone torturate...
Irene
Ho già effettuato una prima ricognizione;-)

Anonimo ha detto...

ho cliccato sul file ma non ho trovato i nomi, mentre ho visto che ci sono le testimonianze che non sono riuscita a leggere. Ma, al di là di questo, leggere una testimonianza non è lo stesso che ascoltarla, (questo è un dato per me fondamentale, la voce, i movimenti del corpo dicono più delle parole), inoltre prima di intervistare le persone faccio tutto un lavoro preliminare ma fondamentale: la preparazione delle domande. Chi testimonia si lascia condizionare dal proprio sentire dimenticando magari cose importanti che in quel momento gli sfuggono, o che sono talmente dolorose da essere incosciamente oscurate. Ci sono altre cose importanti di cui tener conto ma è un discorso troppo lungo per un commento. Ciao Lucia