14 febbraio 2008

Pietro Rigosi, anarchico

Il disastro di ieri alla ferrovia. L’aberrazione di un macchinista.
[titolo del Resto del Carlino, 21 luglio 1893]

Pietro Rigosi, fuochista delle Strade Ferrate Meridionali-Rete Adriatica, matricola 42918, anarchico.

Di lui, i registri ferroviari dell’epoca riportano:

Sono chiari i segni di un affaticamento e di un’insofferenza all’ambiente lavorativo

Multa di lire 5 per aver risposto con modo sconveniente al Capo Deposito di Piacenza mentre questi faceva delle giuste osservazioni al suo macchinista.

Sospensione per tre giorni dal soldo e dal servizio per essere venuto a diverbio col macchinista Baroncini Federico, per futili motivi, tra Mestre e Marano.

Sospensione dal soldo e dal servizio per giorni tre per aver preso in mala parte una frase detta per ischerzo da un macchinista del Deposito di Milano e non a lui rivolta, provocando così un diverbio, seguito da vie di fatto, in stazione di Piacenza.

Sospensione dal soldo e dal servizio per giorni due per aver preso parte a un deplorevole alterco sotto la pensilina della stazione di Padova.

Assente alla partenza del treno 1008 del 7 agosto sebbene avvisato, il giorno prima e avanti alla partenza, dallo svegliatore

Mancanze che costavano care, dalle 3 alle 5 lire, quando la paga giornaliera era di 2,5 lire.
La vita dei macchinisti, tra fine ottocento e primo novecento, era durissima. Turni ininterrotti fino a trenta o quaranta ore, esposizione alle intemperie su macchine senza alcuna protezione, disciplina militare. Un mestiere durissimo: una corsa da Venezia a Bologna costringeva il fuochista a spalare quaranta quintali di carbone. E la mortalità era altissima: i macchinisti che raggiungevano la pensione erano appena il 10% del totale.

Non so che viso avesse
neppure come si chiamava
Con che voce parlasse
con quale voce poi cantava
Quanti anni avesse visto allora
di che colore i suoi capelli
Ma nella fantasia ho l’immagine sua
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli
[La locomotiva, Francesco Guccini]

Pietro Rigosi, anarchico, macchinista, ferroviere. C’è chi dice che avesse letto La bete humaine, di Emile Zola, restandone suggestionato. Il 20 luglio 1893 si impadronì di una locomotiva mandandola a schiantarsi contro una vettura in sosta su un binario morto della stazione di Bologna. L’impatto fu tremendo ma Rigosi ne uscì miracolosamente vivo, il volto rovinato e una gamba amputata. L’eco sulla stampa nazionale fu enorme. Lui non rivelò mai il motivo del suo gesto.

Letture
Emile Zola, La bestia umana, Rizzoli, coll. Bur

Ascolto
Francesco Guccini, Radici, Ricordi 1972

Immagini
1-Garry Winogrand 1964
2-Garry Winogrand 1969
3-Garry Winogrand 1982

2 commenti:

Andy ha detto...

Grazie del post, amico... Non avrei mai immaginato che Rigosi fosse sottoposto a tali pressioni (non giustifico il suo gesto eh! o forse sì...................)


bijou131@yahoo.it

Anonimo ha detto...

ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore...