06 febbraio 2008

Incomincio a ingranare

Incomincio a ingranare.
I polpastrelli più precisi sui fori, gli indici più sicuri sulle chiavi e le labbra cominciano a sentire le giuste vibrazioni dell’ancia. Il suono è più sicuro e le scale sono abbastanza scorrevoli. Accenno il vibrato.
E la lingua.
Guizza sull’ancia come in preda a un impulso di bacio. E’ il piccolo interruttore che ritma il suono.

Si, sono sulla buona strada. Guardo il clarinetto appoggiato sul tavolo e penso che su un’isola deserta lui e la famiglia mi basterebbero per vivere.
Vi sono due sostanziali tipologie di espressione creativa, quelle che coinvolgono l’intero essere, senza distinzioni, in tutte le sue cellule e nella totale valenza cosmica. Tra queste, la musica, sicuramente. Poi vi sono quelle limitate, che richiedono il coinvolgimento di una sola parte di noi, un orizzonte parziale dell’individuo. Tra queste, tutte le restanti anche se sulla pittura ho qualche dubbio o, almeno, spesso sa avvicinarsi alla cosmica dell’uomo.

Oh, non chiedetemi della letteratura che, poverina e disgraziata, è costretta a ricorrere perfino alle parole per comunicare!

Suonare uno strumento a fiato richiede un controllo assoluto del proprio corpo, la necessità di sintonizzarsi con esso; il respiro, soprattutto, che sia di pancia e che abbia il ritmo della musica che suoni. E le note, come satelliti, si muovono nell’orbita del ritmo respiratorio, che resta il vero centro gravitazionale. Il controllo dei muscoli, la calma rilassata degli arti, la postura corretta si intrecciano con la melodia che prende forma nella mente e impastano un organismo unico, inscindibile.
La più banale delle melodie è un’esperienza tantrica.

Letture
Lo sciamano elettrico, Gianfranco Salvatore, Stampa Alternativa

Immagini
1-Miles Davis, olio di Francesco Toraldo
2-Jimmy Giuffre, olio di Francesco Toraldo
3-Cecil Taylor, olio di Francesco Toraldo

Riferimenti
Francesco Toraldo
Gianfranco Salvatore
Miles Davis
Jimmy Giuffre
Cecil Taylor

Curiosità
Di Miles Davis è in uscita, col settimanale L’Espresso, una serie di album e un DVD con relativo cofanetto raccoglitore. Assolutamente da non perdere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Oh, non chiedetemi della letteratura che, poverina e disgraziata, è costretta a ricorrere perfino alle parole per comunicare!"
la musica è costretta a ricorre ai suoi strumenti: pianoforte, violino, chitarra ecc.. la pittura alla tela, al pennello, ai colori, la scultura al marmo, e tutte si servono delle mani. Sono linguaggi diversi. Ciò che conta alla fine non è lo strumento. Non è il risultato: musica, disegno, scultura ma ciò che passa attraverso la penna, il pennello, il clarinetto, il marmo.
Sono contenta che incominci a ingranare! Ciao Lucia

Rodolfo Marotta ha detto...

Beh, la mia esclamazione era un voluto paradosso. Va da sè che ho profondo rispetto per le parole. Ma penso anche che il linguaggio musicale sia di più basso livello, diretto, incapace di mentire mentre la parola, ahimè, sappiamo quanto sia complessa, arzigogolata, sfuggente. Questa è una differenza fondamentale, no? Quando leggi o ascolti parlare devi "lavorare" per decifrare, quando ascolti musica ti perdi nel nulla.
O forse questo commento e tutto il post non è altro che una speculazione vuota;.)
Grazie, Lucia.