20 gennaio 2008

Week end con qualche libro

Mi sto gustando un corroborante e ozioso fine settimana salentino.
Stamane, breve tour (2 ore) lungo costa. Partenza con luce avversa causa ammasso nuvoloso incombente. Fortunatamente, in prossimità della costa, il sole riusciva a procurarsi uno squarcio attraverso il quale inondare di luminosità il paesaggio, rianimandolo di colori vivi.
Dopo Castro, prima sosta a Porto Miggiano, popolato dalla presenza dei numerosi pescatori della domenica che, nel controluce, si stagliavano contro la foschia come alberi secchi.

Seconda tappa la torre del Serpe, il simbolo di Otranto, prima del ritorno a casa. Sulla via del ritorno cessava l’omaggio del sole al sottoscritto, nuove nuvole stendevano il sipario.
Sotto la torre, come una lucertola, mi son lasciato accarezzare dal sole pensando al romanzo di Maria Corti che proprio dalle leggende della torre dipanò la storia di Idrusa.

Note di viaggio:
la colonna sonora dell’escursione è una serie preziosissima di inediti di Vinicio Capossela. Canzoni incredibili nei testi, ben piantati nel dolore del sud.

Femmine…femmine
Che andate alla vendemmia
Che andate a vendemmiare
Sotto a lo ceppone, sotto a lo ceppone
Ve la facete fare…ve la facete fare…
Chi è che ve l’ha detto
Chi è che ve l’ha detto
Di piantare
Patate americane, patate americane
Che lavorate sempre, lavorate sempre
e nun buscate pane
e nun buscate pane

Non chiedetemi il titolo, forse non esiste nemmeno.

Ieri sera, in libreria, due acquisti:


Carmelo Bene enrico ghezzi (scritto nel titotlo proprio così, senza maiuscole), Discorso su due piedi (il calcio), Passaggi Bompiani

Antonio Errico, Viaggio a Finibusterrae, Il Salento fra passioni e confini, Manni.

Carmelo Bene parla di calcio come se parlasse di Dante o, chessò, di Caravaggio, riuscendo ad elevare la pratica pedalatoria nazionale al rango di arte pura, come un Re Mida che tutto quel che tocca diventa oro.
Di Antonio Errico, un discorso sul Salento visto nella sua sospensione tra luogo reale e luogo dell’anima e nelle sue contraddizioni spesso eluse dal mito che sembra avvolgerlo ad occhi nostalgici o stranieri.

Per finire, volevo concludere questo strambo reportage con un pensiero dedicato allo splendido romanzo che ho appena finito di leggere,

Ian McEwan, Chesil Beach, Einaudi

Un romanzo imperniato sulla parola, le parole appropriate e opportune che formano lo stile della scrittura di Mc Ewan e quella parola, quell’unica parola non detta che cambia l’itinerario di una vita, annienta la felicità di un individuo. Un romanzo bellissimo, dal peso specifico importante, al di là della mia personale passione per Ian Mc Ewan.

Bibliografia:
Ian Mc Ewin, Chesil Beach, Einaudi
Carmelo Bene, Enrico Ghezzi, Discorso su due piedi (il calcio), Passaggi Bompiani
Antonio Errico, Viaggio a Finibusterrae. Il Salento fra passioni e confini, Manni
Maria Corti, L’ora di tutti, Bompiani

Discografia:
Vinicio Capossela, Inedito, casa discografica sconosciuta

Immagini:
1-Porto Miggiano, foto Marotta
2-Porto Miggiano, foto Marotta
3-Porto Miggiano, foto Marotta
4-Otranto, Torre del Serpe, foto Marotta
5-Otranto, Torre del Serpe, foto Marotta

2 commenti:

Rodolfo Marotta ha detto...

Case vicino alla torre non ce n'erano, perchè era posto sinistro quello, dove la notte i morti tornavano dal mare alla riva, salivano sugli scogli e andavano con sottili lamenti fra le malerbe. Questa storia sulla nostra costa ebbe inizio nei tempi addietro quando in terra d'Otranto regnava Maria d'Enghien e sulla torre viveva una serpe; in una notte di tempesta questa serpe salì a spirale lungo il muro della torre, infilò la testa fra le grate della feritoia più alta e visto l'olio della lampada, che faceva luce ai naviganti e dava segnale del porto, essendo privo di vero conoscimento, si bevve l'olio fino all'ultima goccia e lo digerì disteso sulla pietra, nel silenzio della notte. Attraversava allora il canale un galeone di mercanti veneziani, che andò subito a sbattere lungo gli scogli; i mercanti veneziani sparirono nell'acqua ma non poterono aver pace nel fondo del mare, perchè nei loro occhi morti, nei loro piedi morti era rimasta la voglia di terminare il viaggio interrotto. Così, di tanto in tanto, la notte essi passeggiano sulla costa, ricordandosi delle cose piacevoli della vita. [Maria Corti, L'ora di tutti]

Anonimo ha detto...

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