02 dicembre 2007

Un Nintendo non è solo un Nintendo

Questa storia ha inizio a Londra, nella primavera del 1873. E’ una serata piovosa, ma non particolarmente fredda, e la città è avvolta nella bruma. Due uomini di mezza età, cinquantaquattro anni l’uno, sessantasei l’altro, si incontrano per la prima volta. Il più anziano ha invitato a cena il più giovane nella sua casa di Albert Mansions, in Victoria Street. Entrambi sono accompagnati, l’uno dalla figlia Eleanor, l’altro dalla figliastra Helen. Il più giovane è il più trasandato. Malvestito, bronchitico, ha un’immensa barba brizzolata non perfettamente pulita. Parla l’inglese con un pesante accento tedesco. E’ tedesco, infatti. L’altro è inglesissimo, anche se per motivi di salute trascorre gran parte dell’anno nel clima più mite di Avignone. Tanto l’inglese è cortese e freddo quanto il tedesco inquieto e irascibile. L’uno è un levriero intellettuale, l’altro un toro. Sono, escludendo Charles Darwin, le due menti più insigni dell’era vittoriana. [1]

Chi sono questi due uomini che prendono forma nell’incipit, l’autore ce lo dice poco dopo: il più anziano, John Stuart Mills, il massimo pensatore liberale del suo tempo (e forse di ogni tempo), l’altro era l’autore del Capitale, Karl Marx.
Mills era abbastanza scettico sulle soluzioni proposte dai socialisti, tuttavia spesso solidale con le classi lavoratrici. Un uomo che guardava oltre gli schieramenti.
L’incontro descritto all’inizio non avvenne mai ma è un artificio che l’autore del libro di cui parlo, Paul Ginsborg usa per mettere a confronto e far dialogare due differenti visioni del mondo su un tema di grande attualità: la democrazia.
Il sistema democratico occidentale è in crisi, il potere economico mondiale lo avviluppa nelle sue spire mortali. Assistiamo alla potente contraddizione tra l’allargamento delle diseguaglianze e una pratica di sviluppo economico folle e schizofrenica. Uno sviluppo economico che non tiene conto della limitatezza e finitezza del pianeta, cosa che imporrebbe una pausa di riflessione. Invece, la corsa prosegue incosciente e suicida. Una ritrovata centralità della politica, l’allargamento planetario al sistema democratico potrebbero invertire la rotta.
Ha ancora ragione Marx: Il pianeta ha specializzato per aree il sistema economico: maestranze povere da una parte, consumatori ricchi dall’altra. Ancora, il marxismo può essere punto di vista dell’economia su scala mondiale.

Tra qualche giorno dovrò comprare il Nintendo alle figlie, un gesto semplice per un regalo natalizio.
Un Nintendo. Un oggetto costruito nel terzo mondo, a basso prezzo, da operai malpagati, sudditi poveri di un regime totalitario (le multinazionali occidentali preferiscono e si adoperano a mantenere in vita le dittature, molto più affidabili per lo sfruttamento umano).
Un oggetto che sarà arrivato nel mio negozio in aereo, con costi di trasporto, energia, impatto ambientale spaventosi. Un Nintendo non è solo un Nintendo, ha bisogno di risorse energetiche, distrugge l’ambiente e alimenta i totalitarismi.

NOTE
[1] cft Paul Ginsborg, La democrazia che non c’è, Einaudi, pag.7

Letture
Serge Latouche, Giustizia senza limiti, Bollati Boringhieri 2003
Serge Latouche, La scommessa della decrescita, Feltrinelli, 2007
Paul Ginsborg, La democrazia che non c’è, Einaudi 2006

Immagini
1-Sebastiao Salgado
2-Sebastiao Salgado
3-Sebastiao Salgado

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Terrarossa, miincuriosice il nuovo album di Springsteen, sai?
Ho riaperto
http://blog.libero.it/Realitytherapy/view.php?nocache=1194824940

Rodolfo Marotta ha detto...

Ciao, Milena.
Vuoi che te lo spedisca in mp3 brano per brano?
Questo blog non lo conoscevo...vado a esplorare.
Ciau

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione; non si tratta solo di consumismo e conformismo: è qualcosa di più che subdolamente fa perno sui desideri dei bambini per svilupparsi; dei bambini, ovviamente, dei paesi benestanti. Gli altri di desideri ne hanno ben diversi. Grandi cose, A.Bellanca

Rodolfo Marotta ha detto...

Il fatto è che è molto difficile sottrarsi a questo gioco perverso...

Anonimo ha detto...

Già è una lotta impàri. Saluti! Antonio Bellanca (praxis).