15 settembre 2007

Identità (perdute?)

Nonostante la stanchezza, il risveglio fu agevolato da un sottile raggio di sole insinuatosi in uno spiraglio della tendina abbassata. L'alba era passata da poco e il monotono sferragliare, come un pugno nello stomaco, mi collocò immediatamente in uno spazio tanto misterioso quanto angosciante. Provai per la prima volta, credo, la sensazione di non essere, come se un rapace improvviso avesse ghermito tutta la vita che avevo vissuto fino a quel preciso istante del risveglio, in uno scompartimento di treno, tra velluti impregnati di polvere e sensazioni di unto.


Partito.
Salito su un treno la sera precedente, per la prima volta, un biglietto gratuito delle Ferrovie dello Stato con destinazione Torino. M'era rimasto sulla pelle un senso di straniamento che non riuscivo a scacciare via. Un intorpidimento dei sensi, impacciato tentativo di difesa dallo scarto improvviso che la mia esistenza aveva subito, quel voler non rendersi conto che nulla era più lo stesso. Avevo salutato i genitori come se un ritorno imminente ci attendesse, senza enfasi, senza caricare troppo i gesti, fingendo di non accorgermi delle lacrime appena accennate di mia madre.
II treno si fermò in aperta campagna. Oltre il finestrino abbassato, l'aria era quella pungente di un mattino che già non mi apparteneva. Al di là della massicciata, la terra grigia e compatta mi spiegava la nuova geografia degli anni a venire. Da Piacenza a Torino mancavano tre ore che aspettai accasciato sul sedile, in preda a pensieri privi di definizione.

Trofarello, che nome strano! Era periferia di Torino, preludio a Mirafiori violentato dagli immensi palazzoni popolari custodi della grande immigrazione. Da Alessandria e Asti il treno si era popolato di pendolari e dialetto piemontese.
Ed io, che pure ero lì, tra loro, già non c'ero più.

Identità.
Deriva dal latino, idem. Indica similitudine, uguaglianza. Allora l’
identità è ciò che mi accomuna a una determinata enclave sociale, mi rende conforme ad essa. Allora, vorrei sapere, dopo quel viaggio e dopo tutto il tempo e le vicissitudini che da quel viaggio mi dividono, qual è la mia identità? Qual è il bagaglio di cose che posso mettere in comune con chi?
Quanto più l’ esperienza, il vissuto personale, arricchiscono la mia persona, tanto più, in percentuale, gli elementi di me che metto in comune con gli altri membri dell’enclave a cui appartengo, diminuiscono. La vita di ciascuno altro non è che un continuo processo di estraneamento dal contesto sociale di appartenenza, una progressiva ridefinizione della propria identità e del suo referente.

Bibliografia:
Pietro Basso-Fabio Perocco, Gli immigrati in Europa. Disuguaglianze, razzismo, lotta, Franco Angeli 2003

Filmografia:
La ragazza di via Millelire (1980) regia di Gianni Serra, con Maria Monti, Oria Conforti, Mario Orlando, Maria Bosco.

Fotografie:
auitore:
Uliano Lucas


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Eccoti! finalmente! non sento charlie parker, però :(

Rodolfo Marotta ha detto...

Eccomi? Sono sempre stato qui, Milena. Per quanto riguarda Parker, non so. Magari te lo rimando, insieme a un altro pezzo, Out fo Nowhere che è molto bello ed è chiuso dalla tromba di un giovanissimo Miles Davis...

remo bassini ha detto...

a volte, spesso, mi chiedo: chi sei?
non so rispondere.
nei giorni di festa e di rabbia, invece, mi dico: ricordati chi sei.
a testa alta, a testa alta.
orgoglio e depressione...

continuo ad aspettarti per un caffè, io.
remo bassini

Rodolfo Marotta ha detto...

Verrò, remo, presto. Perdonami solo questo fine settimana impegnato...