08 luglio 2007

Jazz, Afro-america, Europa

Ascoltando Raffaele Casarano & Locomotive con Paolo Fresu e l’Orchestra del Conservatorio di Lecce in questo bel disco tardo-parkeriano (o forse è solo una mia illusione dovuta alla presenza di un’imponente orchestra, sapendo quanto Parker fosse attratto dalle orchestre classiche) continuo con le mie meditazioni sulle ultime frasi dell’intervista di Max Roach.

Franco Fayenz:
Tu hai stima dei musicisti europei di jazz? Credi che possa esistere un jazz non americano? Un jazz europeo, appunto?
Roach:
Io ti rispondo così: sarebbe possibile per un afroamericano o per un africano comporre una sinfonia come hanno fatto Beethoven o Mozart, visto che il mondo è diviso politicamente e sociologicamente, e che pertanto la cultura e le basi sono diverse? E’ chiaro, la risposta è no. Io, almeno, non conosco nessun nero che ci sia arrivato. Manca il background necessario.
[…] Se si guardano attentamente la storia del jazz e le sue trasformazioni nel tempo, i giganti si chiamano Coleman Hawkins, Miles Davis, John Coltrane, eccetera, che sono tutti neri. Non esistono musicisti bianchi, e meno che meno europei, che si possano paragonare a loro, perché nei riguardi della musica afro-americana non possono possedere la stessa forza creativa.
[…] Coloro che meno se ne rendono conto sono gli europei, perché i bianchi in genere pensano di essere onnipotenti. Ma questo non è vero per nessuno.
[ F. Fayenz, Jazz & Jazz, Laterza 1981]


A proposito dell’americanità del jazz: negli USA il jazz si è sviluppato in club privati, a scritturazione privata e contratti limitati nel tempo. E’ arrivato nei teatri, ma sempre a finanziamento privato, così come a finanziamento privato erano i festival.
Non è sbagliato che laddove l’impulso privato non sia adeguato, i soldi pubblici, le istituzioni, corrano a salvare l’arte in genere, la musica, nel nostro caso. Ma il ridondante interventismo degli ultimi quarant’anni ha prodotto una preoccupante omologazione a cui si aggiunge il limite culturale dell’occidente a mettere in discussione i sistemi di apprendimento.
Allo stato attuale, ben poche sono le situazioni felici. Alcune piccole etichette finanziano buoni esperimenti, con notevole difficoltà. Una di queste ha sede a Lecce, è Dodicilune e questo bel disco di Raffaele Casarano lo si deve a lei. Ben venga.

Bibliografia:
Franco Fayenz, Jazz & Jazz, Laterza 1981

Discografia:
Raffaele Casarano & Locomotive, Legend, featuring Paolo Fresu with Orchestra del Conservatorio “Tito Schipa” , Dodicilune

Fotografie:
Tratte dalla copertina del disco di Raffaele Casarano.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Proprio quelo che cercavo stasera ;) Mi aiuti? sono andata al sito, ma non riesco a trovare un video di lover Man manco mp3, vorei meterla nel mio blog,

Anonimo ha detto...

Quello di cui stiamo parlando è di amore terapeutico, come l'ho definito quarant'anni fa:

Un incontro a due, sguardo nello sguardo, faccia a faccia.
E quando sarai vicino io coglierò i tuoi occhi
per metterli al posto dei miei,
e tu coglierai i miei occhi
per metterli al posto dei tuoi,
poi io ti guarderò con i tuoi occhi
e tu mi guarderai con i miei"
Come il jazzista l'atore dello Stegreiftheater è sospeso in un attimo creativo eccezionale perché irripetibile, inedito ed imprevisto dove l'associazione e la comunicazione viaggiano attraverso l'inconscio.Non è più il testo ma la registrazione fonografica o cinematografica che possono trasmettere la performance anche se, come si osserva ben presto, qualcosa di sostanziale va comunque perduto: Charlie Parker e Moreno su questo concordano.

Anonimo ha detto...

Non conosco Casarano e non me ne intendo molto di jazz afro.
credo che un nero non suoni come Mozart perché comincia a confrontarsi nel 900 quando ormai la musica classica era la tramonto, ma forse solo per quello.
E certo che il jazz l'hanno inventato loro, ma forse è più vero per il blues praticamente saccheggiato dai musucisti bianchi (vedi Clpaton con Robert Johnson )ma erano altri tempi, quelli. Poi c'è Zappa, il vecchio Frank, suonava di tutto, ma pure questo è un altro discorso, non è jazz classico, come diresti tu

Rodolfo Marotta ha detto...

#1
Parker è abbastanza introvabile.
Il brano che cerchi, cantato da Billie Holliday, è abb. diffuso su you tube. Se mi mandi un indirizzo email ti posso spedire l'MP3 (Billie Holliday)
2#
Si, l'aspetto improvvisativo e quello legato all'estemporaneità. Anche il jazz rifiuta la scrittura e preferisce l'aleatorietà, lo stile strumentale personale, l'interplay che è il modo in cui i musicisti si relazionano tra di loro mentre eseguono un brano. Tutto irripetibile e fugace. E io amo la fugacità in generale, nella vita.
#3
I primi giorni di agosto, a Sogliano, Ci sarà il Locomotive Jazz Festival. Raf Casarano è organizzatore, oltre che musicista. Ci sarà anche Paolo Fresu e altri musicisti importanti, per 3 giorni. Un evento da non perdere, Milena.
Ora è tardi. Vado a dormire. 'Notte.