14 dicembre 2007

Rimandi semantici

Le cose che ascoltate provengono dallo strumento di un uomo, sono esperienze:il bel tempo, la vista di una montagna, un bel respiro d’aria fresca. La musica è questo: la tua esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza.
Se non la vivi, non verrà fuori dal tuo strumento.

Il trattato di Teoria Musicale di Luigi Rossi ci dice che la musica è un’arte che non ha rimandi semantici. E questo è risaputo. Il voluminoso libro di Luca Cerchiari, Intorno al Jazz, quando illustra le origini africane di questa musica, si sofferma su una caratteristica che mi ha, da sempre, affascinato: il fattore fisico della musica, tipico di queste parti del mondo. Le vibrazioni del corpo, insomma.
La musica è il risultato di tre presenze concomitanti: la natura, l’uomo e lo strumento musicale.
Sono semplici riflessioni di uno che ha iniziato da poco a vedere come funziona un clarinetto e che si accorge ogni giorno che non si può veramente suonarlo restando impassibili. Non si può evitare di accompagnare le note con lenti movimenti ondulatori del corpo che sembra quasi allungarsi fino a catturare quella certa nota che vorrebbe seguire il suo destino di silenzio. E allora, quel corpo che ondeggia sembra tentare l’impossibile impresa di salvare il suono da quel destino di silenzio che lo aspetta. Questa, la funzione della ritualità.

Oh, potessimo udire tutti i suoni esistenti!
Impazziremmo immediatamente.

E lo strumento musicale, un tubo di ebano lungo poco più di mezzo metro. Avviene, dentro quel tubo, che le armoniche generate dalla vibrazione dell’ancia diventano suono che si offre all’ascolto. L’ancia è una linguetta intagliata di canna lacustre, sottilissima e fragile. Le canne al vento, quante volte le ho sentite suonare al vento, lu rusciu te le canne, nella mia lingua madre ed ora il vento è il mio respiro, il lento ciclo respiratorio, controllato tantricamente, soffia per far danzare quella piccola linguetta e rinnovare il miracolo della musica.
C’è mistero nel suonare, un senso divino che gli africani conoscono.

Ascoltate con gli occhi,
e guardate con gli orecchi!

NOTE
Il testo in corsivo riporta citazioni attribuite a
Charlie Parker

Letture
Gianfranco Salvatore, Charlie Parker. Bird e il mito afroamericano del volo, Stampa Alternativa 2005

Immagini
1-
Silvia Lelli
2-Roberto Masotti
3-Roberto Masotti

Ascolti
Charlie Parker, Ballads, Dreyfuss Jazz, 2005
Gabriele Mirabassi, Fuori le mura, Egea 2007


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Venire qui è sempre come leggere un buon libro, aprire il proprio inserto settimanale preferito, vedere un bel film, una bella mostra, un bello spettacolo. Resta sempre qualcosa dentro. Qualcosa che assomiglia alla pienezza. Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Anonimo sono io....
Orizzonti

Anonimo ha detto...

E tu ti fai desiderare, carissima...

pia ha detto...

Grazie..continua ad indicarci la via con le tue parole. Non dico per scherzo..se si arriva qui è perché si hanno delle domande..e sono felice di averti letto!
buona giornata