Nostos Algos #2

D’estate, la campagna della mia infanzia dimenticava i fasti primaverili. Il verde rigoglioso cedeva lo spazio alla sterpaglia secca e a una terra rossa talmente inaridita da ferirsi di innumerevoli crepe assetate.

Tu sei quello che s’incontra una volta e mai più

cantava Orietta Berti dalla radio nella sartoria, imitata dalle voci finto allegre delle discepole, come mia zia, la sarta, chiamava le apprendiste giovanissime e pettorute. Troppo grandi, in ogni caso, per le mie gambe secche di bambino macilento che si accontentava di elemosinare la visione, inconsapevolmente offerta, di due cosce appena dischiuse.

Il mio mondo era altrove. Nella campagna circostante, nei pezzi di legno che diventavano pistoleros e indiani, pezzi da combattimento. Al più grosso di tutti spettava di diritto la parte dell’eroe. Li dislocavo negli anfratti del terreno, disegnando scenari di guerra, architettando agguati e battaglie.
Erano gli anni del boom economico. Si sentiva, questo boato di benessere in arrivo; nella voglia di costruirsi una casa nuova abbandonando i tuguri del centro storico, nella seicento nuova di zecca, nei bagni non più in comune. E nelle domeniche al mare con la pastalforno e la milanese da mangiare in pineta.
Quel soffio di finta ricchezza la cui verità ritrovai dieci anni dopo in una canzone di Ivan Della Mea, quella stessa verità che ancora oggi continua a chiedere risposte che non vogliamo dare.

Io so che un giorno
verrà da me
un uomo bianco
vestito di bianco
e mi dirà:
«Mio caro amico tu sei stanco»
e la sua mano
con un sorriso mi darà.

Mi porterà
tra bianche case
di bianche mura
in bianchi cieli
mi vestirà
di tela greggia dura e bianca
e avrò una stanza
un letto bianco anche per me.

Vedrò il giorno
e tanta gente
anche ragazzi
di bianco vestiti
mi parleranno
dei loro sogni
come se fosse
la realtà.

Li guarderò
con occhi calmi
e dirò loro
di libertà;
verrà quell’uomo
con tanti altri forti e bianchi
e al mio letto
stretto con cinghie mi legherà.

«La libertà
- dirò - è un fatto,
voi mi legate
ma essa resiste».
Sorrideranno:
«Mio caro amico tu sei matto,
la libertà,
la libertà più non esiste».

Io riderò
il mondo è bello
tutto ha un prezzo
anche il cervello
«Vendilo, amico,
con la tua libertà
e un posto avrai
in questa società».

Viva la vita
pagata a rate
con la Seicento
la lavatrice
viva il sistema
che rende uguale e fa felice
chi ha il potere
e chi invece non ce l'ha.

Il mio mondo era altrove. Ascoltavo Orietta Berti che cantava Tu sei quello e passavo interminabili minuti ad osservare i formicai, affascinato da quella ragnatela di piccole stradine che li collegavano tra loro, percorse da migliaia di formiche indaffarate. Davo nomi, a quei formicai, nomi di città immaginarie, di province e regioni di un’unica nazione, quella della mia fantasia.
Come potevo immaginare che in un posto lontanissimo chiamato America una musica rivoluzionaria dirompeva lo status quo, un disco trafiggeva le certezze accademiche? Ascension. L’autore: John Coltrane.

La canicola di luglio infuocava i polmoni finchè il cielo non cedeva un po’ d’azzurro al tramonto e le lucertole cominciavano ad abbandonare il campo, lungo i muretti a secco. Era ora di rientrare dal mio mondo parallelo. Non mi ero sentito solo, nella solitudine di bambino che mi accompagnava, ma la sera incombente diffondeva gocce di malinconia alle quali non potevo opporre resistenza.
Ritrovavo la radio accesa, Orietta Berti, le ragazze pettorute, una fetta di pane con acqua e zucchero.

Anno 1965. Le cose intorno, stavano cambiando velocemente. Quel bambino macilento, quelle gambe da gazzella si accingevano a un cammino senza meta sicura. Gli toccava portare con sé il peso di quella che i sociologi chiamano modernità. Un mondo senza zappatori e tarantismi, con più cultura e desideri, troppi, forse, questi ultimi.
Il nuovo che arrivava non avrebbe avuto un parto facile ma il mio mondo era altrove, allora, e non potevo pensare a tutto questo. E ora che posso, non ho ancora capito se quel nuovo che è arrivato sia stato o no una bella cosa.

Discografia:
Orietta Berti, Tu sei quello, 45 giri 1965
Ivan Della Mea, Io so che un giorno, I dischi del Sole 1966
John Coltrane, Ascension, Impulse 1965

Fotografia:
Ugo Mulas (fotografie 1960/67)
1-Marcel Duchamps
2-Lucio Fontana
3- Gian Giacomo Feltrinelli