15 marzo 2008

Musica

Ho difficoltà a scrivere, ultimamente.
Leggo, ascolto tanta musica e suono, anche, ma non ho voglia di scrivere.
Nelle mie letture sto lentamente tornando alle origini. Avevo tradito la saggistica per approdare verso i lidi misteriosi della narrativa, indotto da certe frequentazioni blogghistiche, in verità. Mi sto rendendo conto del grande limite di questa scelta. Da qui la crisi e il progressivo ritorno alla base, il che non vuol dire abbandonare la narrativa ma operare una seria riflessione sulla qualità delle letture.

Non è vero, statistiche alla mano, che in Italia si legga meno narrativa che nel resto del mondo. I dati italiani sono abbastanza allineati. Il problema è proprio la produzione di saggistica e manualistica. E’ proprio lì la differenza. Siamo un paese con scarsa cultura scientifica e tecnologica, cosa molto grave nell’economia generale della nostra identità e autorevolezza a livello mondiale. Indugiamo, come lettori, in narrativa spesso facile, di puro intrattenimento. Dove leggiamo? A letto prima di addormentarci? Seduti su un fatiscente sedile di treno per pendolari? Sdraiati in spiaggia, l’estate? C’è un rapporto tra la qualità delle letture e la loro modalità?

Devo dire che anche l’idea di fare musica e non solo ascoltarla, mi ha rubato tempo alla scrittura, con grande soddisfazione, stavolta. Il clarinetto è un perfetto interlocutore terapeutico rispetto ai piccoli e grandi problemi quotidiani e sa condurmi al centro esatto del mio equilibrio. Perché c’è da dire che noi siamo un popolo che fa poca musica, e poco di tutto. Fruitori leggeri e poco protagonisti del “fare”.


Una delle cose che mi ha maggiormente affascinato, studiando la storia della musica afroamericana, per esempio, è la forte radicalizzazione della tradizione musicale nell’ambito famigliare, anche in contesti estremamente indigenti. La musica si è tramandata da genitori a figli come componente organica dell’identità famigliare e sociale. Una forma di resistenza al potere costituito. Nella mia famiglia sto lavorando per creare un nucleo di partenza che sappia, nel consolidamento della propria identità, riferirsi in modo forte alla musica.

Voglio dire chiaro e tondo che l’emissione di una sola nota, anche una semibreve, quando è pulita nel suono e cristallina nel timbro, vale inestimabilmente, per emozione.


Letture
Daniel Baremboim, La musica sveglia il tempo, Feltrinelli 2007
Duke Ellington, La musica è la mia signora, Minimum Fax 2007

Musica
Michael Brecker, The Pilgrimage, WA Records
Amy Winehouse, Back to Black, Universal Records

Immagini
1-
Paolo Fresu
2-Paolo Fresu
3- Paolo Fresu (foto Danilo Villa 2007)


21 commenti:

Rodolfo Marotta ha detto...

Le fotografie di Paolo Fresu che illustrano il post esprimono benissimo il senso del rapporto che chi suona costruisce col suo strumento.

Anonimo ha detto...

Da bambina volevo suonare il pianoforte, mi sarebbe piaciuto davvero tanto; purtroppo una serie di motivi me l'hanno impedito, così ho ripiegato sulla chiatarra, strumento che già suonava mio fratello. L'emozione di tradurre in suono un'idea è comunque forte, ma credo che ognuno di noi assomigli allo strumento che vorrebbe suonare davvero. A distanza di anni ho comprato una tastiera elettronica, il surrogato portatile di un pianoforte, con l'intenzione di prendere qualche lezione di base. Poi però ho lasciato passare il tempo, ho accantonato l'idea, ho anche quasi pensato di rivenderla, come se non mi sentissi di infrangere davvero un sogno di bambina che è rimasto tale per tanto tempo.
Non so. Il tuo post ha smosso qualcosa. In questi giorni mi avvicino a lei, la guardo, e sembra quasi dirmi: che aspetti? perchè mi lasci qui? Perchè non creiamo qualcosa insieme? Forse è davvero giunto il momento che il pensiero diventi armonia...

Anonimo ha detto...

Anch'io ho difficoltà a scrivere ultimamente. Ma tu....
Tu sei un giornalista. Un giornalista vero. Tu non devi smettere di scrivere. Tu dovresti farlo di piu'. Perchè le tue parole fanno riflettere, fanno deviare le prospettive, fanno capire, fanno stare bene. No, per te scrivere è morale.....
Lavocedelsilenzio

filippo tuena ha detto...

per come lo ricordo io - sono passati 17 anni dall'ultima volta che ho suonato decentemente - il suono della tromba, la sua rotondità, il rischio che è insito in ogni nota che si suona, sono la meraviglia delle meraviglie.
posto qui anche per ringraziare del commento a ultimo parallelo.

Rodolfo Marotta ha detto...

Tay
Non so perchè...ma non ti ci vedo seduta di fronte a una tastiera ;-)
Spero di sbagliarmi.
Orizzonti
Non sono assolutamente un giornalista. Riesco a scrivere qualche appunto perchè sono visionario cinico e vendicativo

Rodolfo Marotta ha detto...

Filippo Tuena
sono onorato della tua presenza.
Il tuo libro è grandissimo. Ho sempre pensato, banalizzando, che vi siano due tipi di scrittori: quelli che scrivono di cose che sanno e quelli che scrivono di cose che non sanno. Tu appartieni alla seconda categoria.
Quelli che scrivono di cose che sanno hanno un limite. Sovente, sono cose che so anche io quindi mi annoio. Quelli come te, invece, sanno esplorare mondi conosciuti e buchi neri paurosi. E farsi condurre in queste esplorazione di spazi conosciuti eccita il lettore molto di più. L'ultimo parallelo, poi, si snoda su una pluralità di piani e una pluralità di letture possibili. Affascinante. Purtroppo mi succede una cosa antipatica. Riesco a conservare solo i romanzi scadenti. Quelli belli li perdo per l'irrefrenabile voglia di prestarli , per questo il tuo non mi ricordo più a chi diavolo l'ho prestato, acc!

Rodolfo Marotta ha detto...

Ovviamente, nel commento prec. volevo dire "mondi sconosciuti" in luogo di "mondi conosciuti" ;-)

Anonimo ha detto...

...Why not? :)

Anonimo ha detto...

rodolfo capisco ciò che vuoi dire,la delusione di fronte a certa narrativa che ti spinge verso la saggistica. Ma credo che sia per l'una che per l'altra si debba operare una scelta e seguire appunto la direzione di ciò che si ama: che sia la musica, la fotografia ,la pittura,la poesia, ecc... e farlo dall'alto di "quello che non si sa" senza condizionamenti esterni che tendono a confondere, a sviare. Purtroppo anche la saggistica a volte delude soprattutto nel linguaggio che tende ad essere troppo settoriale.
ma comunque sia,allabase di tutto, credo ci voglia una certa genuinità nel voler spingere oltre la propria conoscenza,insomma anche se sembra la solita frase fatta...ci vuole cuore.
grazie
lisa

p.s il libro è bellissimo...ma poi ti dirò.

Rodolfo Marotta ha detto...

Preparati, Tayla.
Ti bastano tre o quattro lezioni e già sarai in grado di suonare al mio livello così potremmo partecipare al prossimo festival di sanremo, come i jalisse;-)

Rodolfo Marotta ha detto...

Lisa,
io scrivo con l'istinto e la pancia quindi vado preso sempre con le molle.
Ciò che in fondo intendevo dire è che tempo fa ero assai sbilanciato verso la saggistica. In seguito, influenzato (negativamente?) dalla eccessiva frequenza di vari blog, mi sono contro sbilanciato verso la narrativa. Ma, ahimè, ho scoperto troppa spazzatura e insignificanza, quindi vorrei lavorare per bilanciarmi una volta per tutte.
Credo che tutti noi, in fondo, aneliamo alla qualità. Nel commento di risposta a Filippo Tuena ho scritto cose di getto ma, riflettendoci, la distinzione tra chi scrive di ciò che conosce e chi scrive di ciò che non conosce è reale ed importante come metro di giudizio. Hai letto ULTIMO PARALLELO? Se non lo hai ancora fatto, provvedi immediatamente.
Per quanto riguarda il libro di Dyer, sono contento che ti stia piacendo e aspetto che tu mi dica qualcosa di più.
A presto.

Pippi ha detto...

Rodolfo, domani vado a vedere l'Allevi ... e forse il 31 Sollima. So che approverai. Un abbraccio.

Pippi ha detto...

Non che abbia bisogno della tua approvazione. Lo farei, anche se non ce l'avessi ... è solo per dirti che capisco il tuo rapporto con la musica. E' l'arte delle arti, credo.

Rodolfo Marotta ha detto...

Fai bene, Giulia, a rifiutare la mia approvazione. Per tre motivi:
1- E chi sono io per pretendere di sottoporre a personale approvazione le tue scelte?
2- Non stimo le persone che necessitano di approvazione altrui
3- In questo caso l'avresti solo parziale...eh...eh!

Anonimo ha detto...

Caro Rodolfo,
penso che tu abbia ragione sul fatto che c'è molta spazzatura in rete e fuori dalla rete, mi riferisco ovviamente alla narrativa. Mi includo nella lista ovviamente. Una volta la scrittura era di pochi, di un'elite e stava negli scaffali alti poi si è incamminata in mezzo alla gente, è scesa per strada, si è fatta popolo, si è contaminata, a volte la contaminazione ha generato bellezza il più delle volte bruttezze, però io la preferisco perchè da la possibilità a tutti di esprimere il proprio sentire. Certo è uno spreco di carta, su questo tutti dovremmo riflettere, io ho riflettutto e ho deciso di non pubblicare più niente, non mi va di sprecare carta, ma scrivendo sulla rete a chi creiamo danno? Basta non leggere in fin dei conti. Ciao Lucia

Anonimo ha detto...

mi sono accorta che ci sono degli errori nel mio commento, chiedo venia. Ciao Lucia

Pippi ha detto...

... quindi l'Allevi non ti convince? ;)

Rodolfo Marotta ha detto...

Non è lo spreco di carta, Lucia. Per quello esiste la carta riclicata. Se sei in una situazione di forte rumore potresti essere impedità e disturbata nel voler ascoltare un suono melodioso. E, d'altra parte, tutti diranno che è un loro diritto produrre suoni, anche rumorosi. Ma, salvaguardando questo diritto mi impedisco di ascoltare il suono melodioso e mi perdo qualcosa di importante.
Parlavo di narrativa, che è un genere letterario, non di scrittura che è un mezzo del quale la narrativa si serve così come il giovane agente di polizia per redigere una denuncia.
La scrittura è un mezzo di comunicazione del cui impatto sappiamo tutti anche se non solo con aspetti positivi. La scrittura, nel suo avvento di massa ha prodotto modifiche sociali profonde. Ha alterato il nostro rapporto con la memoria, ha condizionato l'essenza e la struttura dei linguaggi in un modo che non possiamo ancora valutare.
Ciao

Rodolfo Marotta ha detto...

Giulia,
convince? E' una parolona. Diciamo che lo ignoro e non riesco a capire come uno possa chiudersi in un teatro a farsi frantumare i cosiddetti con questi allevi o ludovichi einaudi che dir si voglia. Poi mi spiegherai.

Pippi ha detto...

Rodolfo, mi sa che avevi ragione sull'Allevi ... Buona Pasqua.

Rodolfo Marotta ha detto...

Ho sentito pochi spezzoni, dell'allevi, ma è vero che a volte basta un solo accordo per accorgersi del vuoto che racchiude. In ogni caso, ho comprato i biglietti per un interessante concerto di Bollani e Rava che, almeno, fanno buona musica
;-)
Buona Pasqua anche a te (io sto lavorando, in questo preciso momento)