New Thing
New Thing, romanzo di Wu Ming 1, edito da Einaudi nella collana Big, prova a manipolare una ferita americana con i disinfettanti della narrativa, utilizzando artifici della scrittura per imbastire una storia che ha il sapore dello pseudo giallo.
La vicenda è memoria di alcuni reduci di quel periodo della storia americana che comprende i primi anni sessanta. E’ memoria di coscienza di un popolo, quello afro-americano, di voglia di riscatto e lotta. Aleggiano i nomi di Malcom X, Martin Luther King, Stokely Carmichael, si annusano i riots per le strade del Lower East Side, Brooklin, Harlem.
Il racconto danza tra i ricordi dei sopravvissuti al magma incandescente di quegli anni e di quelle vicende, sollecitati da un misterioso intervistatore, e le azioni criminose di un serial killer noto come il Figlio di Whiteman, assassino di giovani musicisti colored di Free Jazz .
In fondo a questa specie di stanza degli specchi che è la memoria, emerge la misteriosa figura di Sonia Langmut, giornalista che, attraverso le voci raccolte dal suo inseparabile Butoba Mt5[1] dipana il mistero del Figlio di Withman per poi scomparire nel nulla appena dopo l’epiogo della vicenda.

Fa da sfondo alla storia narrata l’epopea della New Thing, quel rivoluzionario movimento musicale che, agli inizi degli anni sessanta infiammò l’arte e l’intera società americana, ergendosi a simbolo del riscatto del popolo nero. Si intuiscono le contraddizioni di cui i movimenti di liberazione, a partire dal Black Power, erano portatori e la forma della reazione bianca.
Su tutta la vicenda incombe, con un doloroso monologo attraverso il quale ripercorre la sua parabola artistica e umana, la figura spirituale e carismatica di un John Coltrane ormai malato e vicino alla morte, una morte che nel romanzo si intuisce come metafora della fine delle illusioni del riscatto afro-americano e la restaurazione del nuovo ordine bianco, quello che in cambio di qualche concessione a una sparuta elite borghese nera priverà la stragrande maggioranza afro-americana di quella poca dignità appena conquistata.

Epilogo di quel periodo fiammeggiante fu la misteriosa morte di Albert Ayler, geniale sassofonista il cui corpo fu ripescato dal fiume Hudson e le cui modalità di morte sono rimaste ignote. Ha suonato per pochi giorni, Ayler, ma le sue note sono rimaste come segno indelebile sul libro della musica.
E vi fu la scomparsa di Giuseppi Logan. Misteriosa. Negli anni seguenti molti avranno modo di poter raccontare di improbabili avvistamenti, ma nessuna certezza. Dove sarà, ora, Giuseppi Logan. E il suo sassofono? Starà ancora urlando, il suo sax?
“E sai che differenza c’è tra una nota e una parola? Sai quanto può essere vuota una parola e una nota mai.
Una parola è come una gabbia che uccide il suo significato. Una nota libera nell’aria i fuochi d’artificio di mille significati”.
Albert Ayler e Giuseppi Logan erano artisti delle note che la storia s’è ripresi lasciandoci orfani della loro voce.
Quando a John Coltrane fu ricordato che era passato, ormai, un anno dalla morte di Eric Dolphy, lui sussurrò “Era uno dei miei”. Estrasse dal casseto una foto del suo amico e la appoggiò sul tavolo, contro il muro. Poi, in piedi, di fronte a quell’immagine, suonò, col sax, in sua memoria.

[1] Registratore professionale di marca tedesca
Bibliografia:
Wu Ming 1, New Thing, Einaudi, collana Big 2007
Wu Ming 1, The Old New Thing, Abraxas
Discografia:
Albert Ayler, New Grass, Impulse 1965
Ornette Coleman, Free Jazz, Atlantic 1960
John Coltrane, Ascension, Impulse 1965
Fotografie :
di:
1-Cosmo Laera fotografa F. Scianna
2-Ferdinando Scianna
3-Ferdinando Scianna

2 commenti:
lo devo assolutamente leggere, sì.
Credo che ci siano due buoni motivi per leggere il libro e se uno li ha, fa bene a comprarlo.
Il primo è un interesse per il periodo storico trattato, molto sentito nell'immaginario collettivo, la coscienza nera, malcom x, black power, ecc. Wu Ming ha svolto un'accurata ricerca d'archivio, in questo senso, il cui metodo è ampiamente trattato nell'appendice, sezione "Titoli di coda".
Il secondo motivo è la curiosità per una tecnica narrativa abbastanza inusuale. Il romanzo non ha una trama tradizionale ma la vicenda emerge poco a poco attraverso l'espediente di una intervista (fatta non si sa da chi) a un gruppo di vecchi reduci di quei giorni. E i loro ricordi, dapprima confusi, danno corpo, lentamente, alla trama.
Ti saluto, grazie della visita.
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