Percorsi di lettura
Vari percorsi di lettura, quelli miei. Seguono direzioni strane, come i rivoli d’acqua sul terreno.
L’ultimo viaggio di lettura è iniziato a partire dall’idea del Mediterraneo come baricentro della mia visione della vita. Sono uno che volge spesso lo sguardo verso il mare, dando le spalle alla tanto invocata Europa dove, con quel nome si designa un’idea, piuttosto che un continente. L’idea della visione del mondo occidentale, dello sviluppo illimitato, dello sfruttamento delle risorse, della voracità che crea disuguaglianze e conflitti ma ben lontano dalla propria casetta, salvo lamentele quando succede che gli esclusi bussino alla nostra linda porta di casa.

Può succedere, allora, che questi imprevedibili rivoli prendano la strada dell’Iran, di quella scrittrice di nome Azar Nafisi e di quel libro dal titolo “Leggere Lolita a Teheran”. Forse attratto dal desiderio di conoscere squarci di verità oltre la cortina di un potere opprimente e liberticida. Perché anche nei regimi più feroci la vita quotidiana delle persone finisce sempre per trovare la strada di una libertà individuale strappata con le unghie sanguinanti alle iene del potere.
Può succedere, poi, che la lettura di un libro induca il bisogno di leggerne un altro, in un gioco di cascate consequenziali. Così ho letto “Lolita”, di Vladimir Nabokov.
Un romanzo stupendo, quello di Nabokov. Sono entrato in gravitazione con esso alternandomi su almeno tre piani di lettura: l’amore, il viaggio/scoperta, il tempo.
Perché Lolita è innanzitutto un grnde romanzo d’amore del ‘900.
L’amore dell’attempato professore di Letteratura Francese, Humbert Humbert per la dodicenne Dolores Haze. Accusato di pedofilia, Nabokov si difese invocando la forza prorompente di un amore totale, capace di prevaricare la stessa differenza di età.

Il viaggio sulle infinite strade dell’America, attraverso il quale prende corpo l’anima quotidiana del continente. Un viaggio, in qualche modo, anticipatore dei sussulti della Beat Generation. Nabokov si impadronisce del mito americano, lo scova, lo porta in emersione. E chissà che anche la piccola Dolly non rappresenti altro che la stessa giovane America agli occhi di Humbert, a sua volta personificazione della vecchia Europa.
Il tempo, quello di Humbert si è fermato all’amore giovanile prematuramente scomparso, che cercherà disperatamente e pervicacemente, tra le braccia e nell’apparente innocenza di Lolita-Dolly-Dolores. C’è il rimpianto per il tempo che passa, per la fugacità della vita, l’irreversibilità delle azioni. Il tempo che Humbert vuole fermare quando, stretto alla sua Lolita, diventa bambino, si pone sullo stesso piano della sua amata.
E vi è una dimensione proustiana di ricorrenza delle cose, nel momento in cui il professore crederà nel ripetersi del sentimento amoroso provato in gioventù per la giovane Annabel nei confronti di Dolores.
E quando Humbert scoprirà di amare la sua Lolita sebbene il tempo, nel suo implacabile scorrere, avrà trasformato la dodicenne ninfetta adorata che gli si era inaspettatamente donata qualche anno prima, in donna e madre, in quel preciso istante decreterà la sua sconfitta davanti alla vita. L’ineluttabilità dell’invecchiamento di ogni cosa.

Fotografie di Diane Arbus
(cliccando sulle immagini si apre una piccola galleria di fotografie della Arbus)

9 commenti:
Caro Rodolfo, non ho letto "Leggere Lolita a Teheran" ma su quella di Nabokov, l'accordo è totale. Un bacio da Giulia.
P.S. Spero di potere tornare a leggerti presto, conterraneo.
D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
[...] D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
(Italo Calvino)
Quando vuoi, sono qui e non immagini quanto piacere mi faccia ogni tua visita, per la stima che provo per te.
Ciao, giù...
Ah, ecco perché la Giulia (ora è tutto più chiaro). Nabokov è meraviglioso, Lolita a Teheran è un regalo che ancora attendo di leggere (ma non tarderò ancora molto, credo). Baci e omaggi (alla Giulia ma ovviamente anche a Rodolfo) ;-)********
Pensa, sto leggendo Pastorale Americana di Philip Roth e subito dopo, proprio per una mia presunta assonanza, volevo leggere proprio Lolita... adesso penso che continuerò questo percorso e metterò in coda anche Leggere Lolita a Teheran.
Ciao D
ECATE
Spunti all'improvviso, poi sparisci, viaggi di qua e di là. Vita spericolata, la tua;-)
DIEGO
Non ho letto il primo. Ora credo che per par condicio (mamma che brutto termine. Ci sono cascato anch'io!)dovrò leggerlo. Però il tuo percorso è più logico, prima Nabokov e poi Azar così vai in discesa. Io l'ho fatto in salita...
A presto.
.....eccomi.....
letti entrambi... :-)) entrambi stupendi. Ora sto leggendo Orhan Pamuk, Il libro nero.
..ah, anch'io ho letto prima Nabokov e poi leggere lolita a Teheran....ma pare che io e te leggiamo le stesse cose....
Ciao, grazie per la fiducia e l'attenzione.E per quello che regali con le tue parole.Come sempre.
E' bello leggere gli stessi libri...
Ma Pamuk non l'ho letto nè ho intenzione. Ecco, facciamo le pratiche per la separazione. Oppure ci riconciliamo col prossimo libro.
Sto leggendo Manituana, Variazioni selvagge, Talkabout, Capire la musica e ho in cantiere New Thing, La luna e i falò, Le stagioni dell'acqua, Afra, Quindicimila passi, Testimone inconsapevole. Insomma... per i prossimi tre giorni sono impegnato;-)
In ogni caso, sono onorato della tua visita e spero in tuoi ritorni che ogni tanto scompari per chissà dove...
Amo la Arbus. Ho letto la sua biografia, non so quanto attendibile, nell'inverno scorso e ci ero cascata dentro in maniera totale. Le sue foto, la sua vita. Ci ripenso spesso, mi è rimasta piantata come un chiodo nel cervello. Ecco un altro post da scrivere, su di lei.
Girare da queste parti (in stivali, naturalmente) è sempre come pescare. Bello, grazie.
Grazie, gaia, ma spero tu l'abbia cercata anche qui.
A presto (con gli stivali, ovviamente)
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