Tradimenti

Silvia
Silvia
Silvia che bel nome hai
Silvia
Silvia
Silvia voglio ripeterlo finchè non mi piacerà
Silvia
Silvia
Silvia
Silvia
Ecco ora non mi piace più
Jacques Prevert
Amo chi racconta senza fronzoli stilistici e sottintesi multipli significati. Per questo non ho mai nascosto la mia ammirazione per John Maxwell Coetzee. Quello che conta, nei romanzi, è la vicenda, la trama; gli abbellimenti stilistici e le ridondanze sintattiche non fanno proprio per me.
E’ il mio senso estetico che decide, non sarà il migliore possibile ma è il mio!

L’accostamento ad un testo, così come a una qualsiasi opera d’arte, altro non è che un tradimento verso sé stessi e come tutti i tradimenti, contiene il seme del cambiamento, dell’arricchimento intellettuale.
Se tradire vuol dire “consegnare oltre” e, in questo caso, “consegnare sé stessi oltre sé stessi”, nell’approccio all’arte ci consegniamo ad essa per ricevere da essa.
Siamo noi, allora, che ci doniamo all’artista in uno scambio fecondo di coscienze e di percezioni che ci aiuta a definire con maggior accuratezza la nostra autopercezione.
Da ragazzino, ascoltando la musica, mi immedesimavo con i musicisti e, nella mia fantasia, sentivo le dita che percorrevano la tastiera della chitarra elettrica, percepivo i glissati e i vibrati come se vibrassero davvero dentro di me; ancora oggi, non riesco, semplicemente, a leggere una poesia senza doverla “rappresentare” gesticolando nel bel mezzo della stanza con atteggiamenti teatrali.
Come un attore consumato (non essendolo, consumato, e nemmeno principiante) rappresento qualcosa che non mi appartiene, lascio la mia realtà per tentare di appropriarmi di quella del poeta, tentativo vano e illusorio e, tuttavia, capace di suscitare un’interazione vantaggiosa.

E intriganti sono le mutue interazioni tra opposti, quando scoccano, nell’arte. Tradimenti reciproci, come quelli che ha sempre cercato Miles Davis con la sua musica.
Rifletto mentre ascolto Out of Nowhere, Charlie Parker al sassofono contralto che, sulla solida base del contrabbasso di Tommy Potter ricama nell’aria i suoi voli irraggiungibili. Siamo nel 1947 e suoi compagni di avventura sono anche Duke Jordan al pianoforte, Max Roach alla batteria e lui, Miles che sul finale, tacendo il sassofono, segna, con le sue note essenziali e precise, il ritorno dal viaggio verso l’equilibro calmo dell’estasi. E in questo gioco di opposti, caldo/freddo, rosso/blu, luce/buio, vive il reciproco tradimento che Miles farà suo innumerevoli volte, in altre situazioni, fino alla morte.

Bibliografia:
John Maxwell Coetzee, Slow Man, Einaudi
Salvatore Toma, Canzoniere della Morte, Einaudi
Discografia:
Charlie Parker, Ballads, Dreyfus Jazz
Miles Davis, Kind of Blue, Columbia
Fotografie:
Andrè Kertesz
1-Weathervane
2-Street
3-Distortion # 91

21 commenti:
Hai mai sentito "my miles" di cesare dell'anna?
Si, ce l'ho, Milena.
Ma c'è anche uno splendido disco di Raffaele Casarano e i suoi Locomotive. Si chiama Legend. E c'è anche uno splendido di sco di Marco Bardoscia, Opening. Sono i bravissimi musicisti salentini che, senza il rombo della pizzica, sarebbero il nostro vanto. Ma, grazie a questa monocultura musicale che ci siamo masochisticamente imposta, sono pressochè sconosciuti a noi. Per fortuna sono passati sotto l'ala protettiva di due grandi musicisti come Paolo Fresu e Gianluca Petrella, che li hanno inseriti nel loro circuito così che hanno mmodo di confrontarsi con varie realtà italiane e mondiali portando alto il vessillo della loro/nostra salentinità. Quest'estate, mentre altrove imperversava la pizzica, a Veglie e a Sogliano son riuscito a godermi la migliore musica salentina.
Ho letto dei tuoi gusti musicali, non sono male . Io sono a periodi. Parlare di pizzica e basta è ormai riduttivo, sono per il popolare, mi scoccia la musica d'elite dopo un po' ma strizzo l'occhio semrpe alla qualità.
il jazz, Milena, non è musica d'elite. Parlando di un libro, Old New Thing, su Bebop, ho accennato al legame stretto tra jazz e coscienza di classe degli afroamericani. Musica di lotta, dunque.Come la pizzica, del resto;-)
Concordo a pieno sull'interazione vantaggiosa... per il resto mi torna alla mente il dilemma di Hermes.
Bel post... offre spunti veramente interessanti!
Ciao D
P.S.
Leggevo i vostri commenti... pensavo: è vero ch il jazz ha origini "umili", era musica da bordello... però penso anch'io che oggi viva di una certa esclusività, se non altro perché non tutti sono disposti (o sono in grado) di apprezzarne la complessità. O forse magari sbaglio.
Prova a leggere qui, Diego...
Letto... molto interessante!
Ti premetto che non sono un esperto di Jazz, ma un semplice amatore che di tanto in tanto strimpella qualche strumento, quindi le mie considerazioni sono senza alcun tipo di presunzione.
Quando prima dicevo che il Jazz, a mio avviso, vive di una certa esclusività, non ne facevo un discorso sociale. Mi riferivo ad un qualcosa di più strettamente musicale. il Jazz, secondo me, è molto complesso (più della musica classica). Nonostante faccia riferimento a degli "standard", a ben vedere, è un genere che contempla pochi paletti, è deformabile e libero (in questo credo che stia, in fondo, una certa vena "sperimentale"). Ora, quest'assenza di paletti, tutta questa libertà espressiva, finisce (sempre secondo me) col mettere in crisi l'ascoltatore medio (o chi non è educato al Jazz, come normalmente avviene, invece, nella cultura afroamericana)che non trova schemi immediatamente identificabili.
Ecco, in questo è la sua esclusività (tutta trasversale): il Jazz ha troppi pochi paletti per essere per tutti, molti hanno bisogno di seguire tracciati; la pratica della libertà (anche musicale), purtroppo, non è cosa diffusa... in pochi sanno navigare osservando il cielo, la maggior parte preferisce le Costa Crociere... aihmé!
Ok, magari ho detto solo stupidagini, nel caso me ne scuso... :-)
Ciao D
no, Diego, è vero. Ricorso ancora la prima volta (13 anni) che acoltai jazz... non ci capivo niente (io frequentavo il conservatorio e ascoltavo Lolli e Guccini), mi sembrò orrendo. Ma da brava curiosona continuai a sentirlo. Non sono mai diventata un'esperta nè un'amante sfegatata (ma questo solo perché la pigrizia regna sovrana nel mio cervello)(non sono una sfegatata di niente, cani a parte)(e perché fanno tutto loro, ovviamente. Insomma è una musica che si deve ascoltare, con pazienza, per entrare nell'alfabeto.
Nel mio caso, l'approccio col jazz è stato istintivo. Mi sentivo attratto dal ritmo, dal feeling che induceva, abbastanza fisico, direi. Poi, col tempo si è formata una coscienza che mi induceva all'attrazione verso quel senso di libertà che il jazz comunicava. E poi ho capito che non era del tutto vero, quel che credevo. Il jazz è una musica rigorosa e un linguaggio con una sintassi ben precisa. E questo rigore che emergeva dall'apparente caos (pensate un po' al free) era, in fondo, ancor più attraente.
Un saluto ad entrambi.
confesso la mia ignoranza, per il jazz.... ma ogni volta che mi ci metto lì ad ascoltare con attenzione e pazienza ne esco solo con una tristezza profonda. mi fa questo effetto. quest'estate c'era fresu a locorotondo. grande, davvero. ma non ce l'ho fatta, ho dovuto andar via!
:(
P.S. Concordo: ormai siamo all'overdose di pizzica. Avast'!
Questo è un effetto imprevisto. Ma tant'è...
Ma spiegati meglio: tristezza o angoscia?
Tristezza. Proprio quando sei riuscita ad andar dietro alle note, quando ti sembra di aver catturato un "filo di discorso" già si spezza, e devi di nuovo riprendere da capo. Mi pare troppo simile alla vita...
Chissà, forse, ho solo bisogno di "racconti" un po' più lineari.
8-)
sudest
anch'io come te (sudest)non sono un'esperta di jazz, eppure credo che il bello nell'ascoltarlo è proprio che "la storia" puoi essere tu. Acquisirne competenza probabilmente ( non posso esserne certa) aggiunge forse una "maturità" senza però stravolgere l'impatto emotivo che si ha quando lo si ascolta semplicemente abbandonandosi alle note.
ciao
lisa
Siete adorabili;-)
Avrei voluto durasse ancora un po' questo interessante confronto. Entrambe dite cose giuste.
Ma sudest non accetta lo sgretolarsi dei punti di riferimento. Proprio come nella vita, dice. E suppongo che anche nella vita gli pesi l'aleatorietà di qualunque certezza. Che poi è cosa comune in quasi tutti. Ma la sua angoscia (non paura, mi sembra...) le pesa al punto da fermarne lo slancio.
Tuttavia spero di sbagliarmi.
Lisa, invece, è più coraggiosa o incosciente. E poi ha le sue vie di fuga che io leggo con costanza...
accostarsi a un'opera d'arte è tradire... Bello! :)
Non credo che Raffaele Casarano sia pressocché sconosciuto "grazie a questa monocultura musicale che ci siamo masochisticamente imposta", cioè per colpa della pizzica.
Per lo stesso motivo allora dovrebbero essere sconosciuti i salentini Negramaro, Dolcenera, SudSuondSystem, Amalia Grè.
Sono le logiche del mercato musicale che stabiliscono anche le graduatorie di notorietà.
La stessa pizzica non fa mercato: nessuno dei migliori interpreti è noto a livello nazionale.
E comunque l'estate salentina è stata ricca di offerte alternative, musicali e no!
...e alla Notte della Taranta son mancati i tuoi scatti!
skisi, perchè insisti con questa angoscia che non m'appartiene proprio? ho parlato di tristezza. lo slancio è sicuramente la "cifra" del mio personale percorso vitale. il punto è che non si può andare avanti solo con slanci incompiuti e giri armonici sincopati. non dico "certezze", ma un punto d'arrivo compiuto ce lo dobbiamo pure dare per poter ripartire rinfrancati. è questo che non sento "realizzato" ascoltando questo genere musicale. tutto qui.
ciao :-)
SUDEST
Credo d'aver capito quello che vuoi dire. Il punto è che, nelle traiettorie dei musicisti, quelli più bravi come John Coltrane o Miles Davis, per fare un esempio, i punti d'arrivo compiuti, che pure ci sono stati, non sono stati mai preludio a ripartenze rinfrancanti. Al contrario.
Ciau
POLY
Tutta la vita è costruita su un continuum di atti di tradimento, verso sè stessi, per lo più. E l'atto del tradimento diventa negativo quando è contrapposto a una visione egoistica delle cose.
GABRIELLA
Raffaele Casarano è abbastanza famoso. Per quel che so io, gira l'Europa per dodici mesi l'anno e suona dappertutto. Per quanto riguarda, poi, gente come i Negramaro o Dolcenera, scusami ma non amo particolarmente l'idea che possano essere considerati rappresentanti di una cosiddetta salentinità (che non so bene cosa sia, fra l'altro...)
Che Raffaele Casarano e suoi Locomotive "sono pressochè sconosciuti a noi" l'avevvi detto tu nel tuo primo commento...
Che i Negramaro ecc ecc rappresentino una "certa salentinità" non mi pare d'averlo detto, ma comunque vendono dischi pur non facendo pizzica... e mi riferivo appunto al fatto che il discorso sull'appiattimento musicale secondo me regge poco e che le problematiche reali sono da cercare altrove.
tutto qui...
Hai parzialmente ragione. In realtà la valorizzazione di un movimento musicale, a livello locale soprattutto, passa anche da un investimento di forze, culturali, politiche ecc. La mia delusione è dovuta al fatto che questo impegno viene profuso unilateralmente e per promuovere qualcosa che non è genuina cultura ma spot turistico. Col tempo, molte attività legate al jazz, in controtendenza rispetto al trend nazionale, sono scomparse per mancanza di fondi. Perfino a Maglie c'era un'importante rassegna jazz, proprio di fronte al tuo vecchio liceo. E mi ricordo il Tam Tam di Tricase, già negli anni '80 mitico. Tavolini, spaghettino innaffiato da buon vino e sul palco, a portata di mano, mostri sacri del jazz. Lì ho ascoltato la grande Cassandra Wilson, il maestoso Dewey Redman, Geri Allen. Che ricordi per me! Invitai Dewey Redman a farsi fare una foto e lui si accomodò su una poltrona, docile come un bambino alla prima comunione, assumendo le più svariate pose. Tutto per me.
Sono nostalgico, Gabriella. E pochi turisti, tranquillità di un Salento ancora naive e intatto eppure proteso verso il centro della musica. Raffaele Casarano è sconosciuto ai suoi ma ha un nome importante a livello nazionale.
Ciao, Gabriella
Appunto: si investe laddove c'è un sicuro ritorno e la Pizzica lo garantisce ancora (il ritorno turistico ed economico); le motivazioni sono semplici: secondo me sta tutto nel suo essere musica popolare di grande impatto fisico, ritmo che trascina...difficile non farsi trasportare.
Il jazz (al pari di altri generi) è tutt'altra cosa: è ascolto intimo, silenzioso, riflessivo...molto personale e soprattutto "rigoroso"...
Dicevi del JazzClub di Maglie? Me lo ricordo vicino alla stazione ferroviaria, non di fronte al mio liceo, altri anni forse; e ricordo di come io e un paio di amici siam rimasti basiti sull'uscio al primo tentativo di entrarci in occasione di una rassegna. "E' per soli soci" ci siam sentiti dire noi diciottenni assetati di "nuovo", noi che eravam stufi di DuranDuran e SpandauBallet a tutte le ore, noi che ci siam arresi subito di fronte a quella porta sbattutaci in faccia da un tipo borioso dall'alito "sigaroso"...noi che abbiam fatto presto a farci venire in antipatia quel genere musicale sconosciuto e da quel momento "d'élite"...
e si, perché diciamolo pure che non si è investito a sufficienza, ma non neghiamo che "qualcuno", chissà perché, ha ritenuto di dover far "selezione all'ingresso"! Questa puzzetta sotto il naso ha fatto del jazz quella musica per pochi di cui si diceva...
Il TamTam di Tricase degli anni '80! Wow! La prima discoteca in cui adolescente ho messo piede. All'epoca vivevo a Specchia e Tricase era la "città" più vicina... ricordi nostalgici anche per me!
E a proposito di Salento naife: la Notte della Taranta ha un gran merito, cioè quello di concentrare la massa dei turisti in quel periodo lì, a cavallo di ferragosto fino a fine mese.
Non mi dire che non hai trovato deliziosamente vivibile il Salento di luglio?!
E chiudo scusandomi per le divagazioni dicendoti che sono fortemente fiduciosa: ho grande stima dell'intelligenza dei miei conterranei (un po' meno per quella dei politici... ma questo è un altro discorso); ho visto fermento puro, capacità di impresa, e mi inorgoglisco se il Salento con la sua voglia di riscatto (perché quella è la vera forza) crea lavoro e trattiene a sè qualche suo figlio!
a presto
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